"U arche d’la Masciare"( l’Arco delle Streghe) - Bari Vecchia

Il Centro Antico della Città di Bari, la città che venera San Nicola, divenuto nella tradizione nordica Santa Claus (Babbo Natale), è caratterizzato da oltre cinquanta archi che collegano strade e viuzze. Ogni uno di questi passaggi ha un nome particolare e suggestivo che, rimanda a tradizioni, antichi mestieri e leggende, che in un era di modernità continuano fortunatamente a sopravvivere.

Nei pressi di Via Ruggero il Normanno, poco distante dal castello Svevo, presso la Corte Cavallerizza vi è un arco che, non risulta sulla normale toponomastica, ma che, la gente del luogo lo ricorda come "U arche d’la Masciare’, l’Arco delle Streghe.

Qui stando alla leggenda, le megere, chiamate dai locali Gatte Masciare, si davano convegno per esercitare indisturbate i loro sortilegi: ammaliamenti, maledizioni, incantesimi di ogni sorta erano all’ordine del giorno. Non tutti gli incantesimi però avevano un fine malefico; fra queste maliarde, c’era anche chi curava con gli antichi rimedi popolari, dedicandosi a quella magia naturale che ancor oggi si pratica nella zona.

Il loro soprannome, Gatte Masciare, deriva dal fatto che le streghe Baresi, stando alla tradizione, erano le uniche in tutta Italia, che potevano trasformarsi da donna in gatto nero, e viceversa, utilizzando un particolare unguento, preparato secondo un’antica ricetta, rivelatagli in tempi remoti, dalla loro protettrice, la Dea dal triplice volto Diana, Ecate, Selene.

Prima di partire per il Sabba che, si svolgeva sotto il famoso noce Beneventano, esse, si ungevano con il magico unguento, pronunziando un potente incantesimo che la tradizione orale ancora ricorda: "Sop’a spine e ssop’a saremìinde / M’àgghi’acchìa a Millevìinde." (Su spine e su sarmenti, mi troverò a Malevento).

I vecchi Baresi, se capitavano di notte nei pressi del fatidico arco, ed avevano la sfortuna d’imbattersi nelle Gatte Masciare, in forma di gatto, dovevano, per non rimanere vittima dei loro sortilegi, farsi tre volte il segno della croce ripetendo una potentissima giaculatoria: "Driana meste ca va pela vì, degghìa ngondrà Gesù, Gesèppe e Marì" (Maestra Diana che vai per la via, devo incontrare Gesù, Giuseppe e Maria). Se il gatto fosse stato una strega, sarebbe ritornato in forma umana smascherandosi.

Una testimonianza, di questi racconti, ci viene da Grazia Aufieri, Barese DOC e, cultrice di storie locali: "Mia nonna da bambina, mi raccomandava sempre di non recarmi, nella Bari Vecchia, nei pressi di Corte Cavallerizza al calar del sole, per non imbattermi nelle Masciare che, con i loro incantesimi potevano stregarmi. Tuttavia, il pericolo non era quello d’incontrare le streghe, bensì dei disonesti contrabbandieri".

Sempre secondo gli anziani del luogo, l’Arco delle Masciare non è rintracciabile, sarebbe occultato da un potente incantesimo e, solo chi è dotato di particolari virtù, è in grado di scorgerlo.
Immagine: vecchia cartolina Bari Vecchia

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