La Maledizione di Palazzo Marino - Milano

Città che vai, maledizione che trovi e Milano non si esclude da questi primati, in particolare pare che a essere maledetto sia uno dei suoi più bei palazzi, Palazzo Marino, sede del Comune di Milano, il quale sorge in Piazza della Scala.

Questa fatidica nomea ha radici antiche e va ricercata proprio al tempo della costruzione di questa sontuosa dimora, opera dell’architetto Galeazzo Alessi, su commissione del nobile Genovese Tommaso Marino.

La prima pietra fu posata nel 1558 e sembrerebbe che l’architetto Alessi avesse presentato, al fine di rifiutare elegantemente la commessa, un progetto tanto sontuoso da sembrare irrealizzabile. Tuttavia il Marino non desistette e diede il via ai lavori di costruzione.

All’epoca Milano era una delle città più ricche e laboriose d’Italia e il Conte Marino era considerato uno dei banchieri più facoltosi, che risiedeva nella città Meneghina. Tipo superbo e assai prepotente, il Marino, fece una grande fortuna anche prestando, dietro cospicui interessi, ingenti somme di denaro al governo spagnolo e taglieggiando con esose gabelle il popolo di Milano.

Pare che il motivo che spinse il Marino a volere a tutti i costi, senza badare a spese, il Palazzo, fu il diniego di un nobile veneziano, Sua Eccellenza Cornaro, che rifiutò di concedere in moglie sua figlia Ara al Marino, se ella non avesse potuto risiedere in un palazzo degno di quelli di Venezia.

Durante i lavori di costruzione, pare che il popolo, stufo dei taglieggiamenti e dei soprusi del Conte forestiero, iniziò a mal vedere la costruzione del palazzo, simbolo appunto della sua superbia e che uno di loro scagliò su di esso una oscura e tetra maledizione: “Congeries lapidum, multis constructa rapinis aut uret, aut ruet, aut alter raptor rapiet” (Questa congerie di pietre, innalzata con il frutto di tante rapine, o cadrà in rovina, o sarà rubata da un altro ladrone, o brucerà).

L’ingente sborso di denaro per la costruzione del Palazzo, mandò in rovina il Conte, che dopo nove anni se lo vide confiscare dall’Erario Imperiale Spagnolo (un altro ladrone). La proprietà del bene passò di mano in mano, fino a diventare sede del Comune di Milano, dal giorno dopo l’Unità d’Italia. Durante la seconda guerra mondiale, nel 1943, a causa di un bombardamento il palazzo fu parzialmente distrutto (cadrà in rovina). Iniziati i lavori di ricostruzione, il restauro a opera dell’architetto Arrigo Buonomo si concluse nel 1954.

Secondo gli esperti menagrami, manca ancora una prova nefasta da superare, quella del fuoco (o brucerà) e speriamo vivamente che si sbaglino.

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