Una Croce per ogni delitto: Passo di Cento Croci, Val di Vara (Liguria)

Il Passo di Sentu Cruxe (Cento Croci) è un valico che si trova a  1055 metri sul livello del mare e congiunge con la   statale 523 il comune di Varese Ligure, (SP) con quello di Albareto (PR).

Tale nome pare che derivi da leggende che narrano le infauste gesta di un gruppo di briganti che, commisero efferati delitti travestiti da frati.

Cento furono le vittime, fra religiosi e viandanti, da qui il nome del valico. 

Si racconta che in epoca medievale, il luogo era frequentato da mercanti, che di passaggio fra le valli erano soliti fermarsi per chiedere asilo presso il convento di San Michele che sorgeva in questa zona. In una notte di tempesta un mercante, che si stava dirigendo ad un mercato  presso Varese Ligure,  decise di domandare ai buoni frati un rifugio per passare la notte. I’uomo, bussò al portone del convento e pazientemente attese che qualcuno rispondesse al suo appello.

Dopo una unga attesa venne ad aprire la porta non il solito buon fraticello ma un omone grande e grosso e con il fare poco rassicurante. Il commerciante entrò all’interno di quella che una volta era una calda e accogliente casa di Dio, ma che in quel momento appariva come l’antro del demonio. I suoi occhi guardinghi non si spostavano un attimo dal losco figuro che unitosi ad altri quattro poco raccomandabili compari, banchettava rozzamente attorno ad un tavolaccio.

 L’omone a un tratto voltando verso il mercante gli chiese cosa avesse all’interno della bisaccia che custodiva gelosamente fra le mani, l’uomo non fece in tempo a rispondere che si trovò assalito dai malfattori che selvaggiamente lo pugnalarono ripetutamente al ventre. Stramazzato al suolo, fu ripulito di ogni suo bene e dai cattivi monaci fu gettato in un dirupo poco distante.

Quella stessa notte nella zona, dei contadini che abitavano non molto distante dal convento, furono svegliati dall’abbaiare insistente del loro cane. Stupiti, aprirono la porta e l’animale sgattaiolò con furia verso l’esterno: pensando a qualche pericolo imminente per il loro bestiame presero i forconi e si misero a seguirlo in quella notte tempestosa. Il vento soffiava pungente ma tra una folata e l’altra sembrava di udire un soffocato e straziante lamento. Il segugio ringhiando si fermò sul ciglio di un dirupo poco distante dal convento dal quale proveniva quel grido soffocato d’aiuto. Uno dei contadini presa una corda e legatala a un albero si calò nel fosso mentre un altro calava una lanterna, fu a quel punto che apparve uno scenario a dir poco infernale: il mercante con il ventre sgorgante di sangue faceva vetta su un cumulo di cadaveri barbaramente trucidati in avanzato stato di decomposizione. D’un tratto i contadini furono sorpresi dai cinque frati che brandendo le spade si avvicinavano minacciosi. Il più grosso tra questi, alzò la spada al cielo pronto a colpire un contadino con un fendente mortale, ma  miracolosamente un fulmine piombò su di lui incenerendolo all’istante. Il resto della banda fu subito sopraffatto dai villici che ne fecero scempio.

Vennero a quel punto recuperati i cadaveri, erano cento e tra questi quelli dei cinque frati trucidati per primi briganti.

Da quel giorno la zona fu ribattezzata Passo delle Cento Croci e c’è ancora chi giura che nelle notti di tempesta fra queste valli si vedano i fantasmi e si sentano ancora riecheggiare i lamenti di quanti, li, persero ingiustamente la vita.

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