Matteuccia da Todi prima strega recatasi in volo al sabba di Benevento - Todi

"Unguento unguento, mandame alla noce de Benevento. Supra acqua et supra vento et supra omne maltempo".

Questa frase dai toni cupi e assai misteriosi, compare, per la prima volta, durante uno dei primi processi alle donne accusate di stregoneria in quel di Todi in Umbria.

Matteuccia Di Francesco, questo il suo nome, viene definita una tra le prime strega arse al rogo, in Europa, il 20 marzo 1428. Matteuccia da Todi, originaria di Ripabianca, è stata la prima accusata di essersi recata in volo al sabba di Benevento, assistita dal diavolo Lucibello, grazie alla sopracitata formula e a un unguento composto di grasso d’avvoltoio, sangue di neonato e nottola cosparso su tutto il suo corpo.

I verbali dei processi, redatti minuziosamente da un notaio incaricato e custoditi oggi nella biblioteca comunale di Todi, ci narrano le atrocità con il quale i carcerieri estorsero alla donna le confessioni dei suoi presunti delitti, tra i quali, al marito fedifrago che non solo tradiva la moglie ma la percuoteva ingiustamente, la congiunta doveva far bere l’acqua del suo pediluvio dopo aver pronunziato: "Io te do a bevere questo al nome de fantasma et delli spiriti incantati, et che non possa dormire et ne posare per finché facci quello che te voglo comandare". A un innamorato che voleva velocizzare il giorno delle nozze, consigliava di porsi in piedi al centro di un crocevia, con una candela accesa in mano e di recitare una segreta giaculatoria, il successo era garantito. A queste accuse che potremmo definire veniali, seguono quelle dai toni veramente diabolici: è accusata di cibarsi di sangue d’infante, di aver istigato un suo servitore a procurarle la carne putrefatta di un morto annegato, al fine di preparare un medicamento miracoloso e altre scelleratezze impronunciabili.

Per tutto ciò che le venne imputato dal popolo, un tribunale laico ritenne che vi erano gli estremi per imbastire un processo contro Matteuccia.

Le vene concesso anche di poter scegliere un suo difensore, unitile fu ogni suo tentativo, nessuno voleva esporsi per lei, pertanto l’esito fu alquanto scontato, come si evince nella sentenza:

"Noi Lorenzo, capitano suddetto, sedente per il tribunale come sopra attenendoci e volendoci attenere, per le case suddette, intorno alle case predette allo spirito delle leggi degli Statuti ed ordinamenti del comune di Todi, ed all’autorità a noi concessa in questo campo dai suddetti Statuti con questa sentenza ufficialmente condanniamo nel modo migliore, via e legalità e nella forma di diritto che meglio possiamo e dobbiamo, che la predetta Matteuccia, comparsa personalmente dinanzi a noi, affinché non possa gloriarsi della sua malizia e iniquità e sia di esempio a chiunque desiderasse svolgere simile attività, impostale sul capo una mitria e legate le mani dietro la schiena, sia posta sopra un certo asino, e sia condotta e debba essere condotta personalmente al luogo pubblico dove abitualmente si amministra la giustizia o in qualunque altro luogo nell’interno o fuori di detta città a giudizio ed a scelta del nubile uomo ser Giovanni di Ser Antonio di S. Nazzaro da Pavia ed ivi sia bruciata con il fuoco".

Nel settembre del 2013 la tragedia di Matteuccia, fu portata in scena da Ornella Muti, alla conclusione del festival di Todi, su un testo del direttore artistico Silvano Spada.


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